giovedì 25 ottobre 2012

AssoDisoccupati PU



Ermanno Cavallini,  si è reso protagonista di una importante iniziativa a favore di lavoratori e lavoratrici in difficoltà a causa della crisi. In un momento in cui le forze politiche locali parlano di tutto tranne che delle problematiche del lavoro e dei diritti calpestati dei lavoratori, mi sembra un progetto coraggioso ed oltremodo importante a cui dare il massimo sostegno e visibilità.

 



Si è appena costituita a Fano la Associazione Disoccupati della provincia di PU, la prima riunione , piena di entusiasmo ha visto accanto a persone in mobilità, anche cassa integrati , inoccupati e liberi professionisti senza lavoro da oltre 6 mesi.



Lo scopo è di unirsi in una logica di auto aiuto e di rappresentanza presso le istituzioni come anche altre realtà in tutta italia stanno facendo. Gli interessati o anche i semplici simpatizzanti sono invitati ad iscriversi al gruppo facebook: https://www.facebook.com/groups/279148882195912




  • Gruppi di auto aiuto con supporto psicologico

  • Laboratori formativi e di auto-sostegno

  • Ufficio di collocamento autogestito “dalla parte del disoccupato”

  • Rappresentanza presso istituzioni per sostegno e promozione di iniziative per disoccupati

  • Formazione di nuove aziende o cooperative per dare lavoro ai nostri associati


Vorremmo invitare tutta la stampa ed i giornalisti in generale, alla conferenza stampa che si terrà venerdi mattina 26 alle ore 10.30 presso la saletta del PATTY’S BAR in via de Amicis 20 a Fano (dietro la mediateca montanari). Oggetto della conferenza sara la presentazione della nuova Associazione Disoccupati della Provincia di Pesaro Urbino che nasce come realtà provinciale appartenente ad una rete di simili associazioni presenti in tutta Italia (già attive e funzionanti in Friuli e Sicilia) .

 


Per ulteriori informazioni contattare Ermanno Cavallini:




un cordiale augurio di buon lavoro (per chi ce l’ha, ndr.)

Ass.Disoccupati PU

 


AssoDisoccupati PU

mercoledì 24 ottobre 2012

Settimana per il Disarmo


Riceviamo un documento dal Movimento Nonviolento con richiesta di diffusione, a cui aderiamo con piena convinzione.


24 – 30 Ottobre, Settimana internazionale per il Disarmo:  Se vuoi la pace prepara la pace


Tutti gli anni le Nazioni Unite celebrano dal 24 al 30 ottobre la ”Settimana per il disarmo”. La giornata di avvio della Settimana non è casuale ma è il giorno in cui cade l’anniversario della fondazione delle stesse Nazioni Unite, il 24 ottobre 1945. La “Settimana per il disarmo” è stata istituita dal’Assemblea Generale nel 1978, con un documento (Risoluzione S-10/2) nel quale si richiama l’attenzione di tutti gli Stati sull’estrema pericolosità della corsa agli armamenti e si incoraggiano a compiere gli sforzi per porvi fine e a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’urgenza del disarmo.


Oggi la corsa agli armamenti è di gran lunga più grave e accelerata del 1978 e le spese militari globali hanno raggiunto la somma astronomica di oltre 1.700 miliardi di dollari annui – cifra mai raggiunta, in termini reali, nella storia dell’umanità – che corrisponde a più di 4,6 milardi di dollari al giorno, “somma che da sola è quasi il doppio del bilancio delle Nazioni Unite di un anno”, ha denunciato, inascoltato, Ban Ki Moon Segretario generale dell’ONU lo scorso 30 agosto. Il disarmo oggi è, dunque, ancora più urgente di quando la Settimana fu istituita ed essa non può esaurirsi in mero pretesto per dichiarazioni retoriche, ma – se vogliamo davvero costruire la pace - deve diventare la settimana dell’impegno di tutti per il disarmo.


10 Tesi per il Disarmo

(e un’appendice importante)


A ciascuno di fare qualcosa, dovunque c’è qualcosa da fare


  1. I governi nel loro insieme non hanno mai speso tanto per la guerra, neanche nel periodo della cosiddetta “corsa agli armamenti”. Nel decennio 2002-2011 le spese militari sono anzi aumentate di oltre il 50 % ed hanno ampiamente superato il picco raggiunto durante la “guerra fredda”.

  2. Gli armamenti sono una tragedia in atto sia quando vengono usati, perché producono guerre, morte e distruzione, sia quando vengono accumulati perché sottraggono preziose risorse pubbliche alle spese civili. Cioè alla vera sicurezza. Lo afferma con autorevolezza anche il Segretaio generale delle Nazioni Unite: “Gravi problemi di sicurezza possono sorgere a causa di tendenze demografiche, povertà cronica, disuguaglianza economica, degrado ambientale, pandemie, crimine organizzato, repressione e altri processi che nessuno Stato può controllare da solo. Le armi non sono in grado di risolvere tali problemi”(30 agosto 2012).

  3. Il riarmo è sempre una sciagura per l’umanità, ma lo è in maniera ancor più grave, quando avviene nel pieno di una gravissima crisi economica come l’attuale. Si veda il caso della Grecia dove è previsto anche per il 2012 un aumento del 18 % delle spese militari (che ormai rappresentano il 3 % del PIL) rispetto all’anno precedente, mentre 400.000 bambini in età scolare hanno problemi di malnutrizione (dati UNICEF), senza alcuno scandalo delle autorità monetarie europee che invece chiedono ulteriori e crescenti tagli ai salari, alle pensioni, alla sanità, al lavoro.

  4. Eppure, il tema del riarmo in atto è completamente rimosso dalle agende politiche nazionali e internazionali. Gli stessi appelli del Segretario generale delle Nazioni Unite – quando sostiene che “tali armi sono inutili contro le minacce odierne alla pace e alla sicurezza internazionali. La loro stessa esistenza è destabilizzante: più sono pubblicizzate come indispensabili, maggiori sono gli incentivi alla loro proliferazione“(30 agosto 2012) – cadono nel vuoto, nel silenzio dei mass media, nell’indifferenza dei governi.

  5. Altrettanto rimosso è il tema speculare del disarmo. Mentre durante il confronto armato Est-Ovest la politica, gli intellettuali, i giornali avevano all’ordine del giorno delle proprie agende la preoccupazione attiva per il disarmo; oggi, di fronte alle molte guerre in atto ed in preparazione, e seduti sulla più grande polveriera globale mai accumulata – convenzionale e nucleare – e della quale i conflitti in corso sono pericolosissime micce accese, nessuno si preoccupa più dell’urgenza del disarmo. Neanche in Italia questo tema è presente nelle “Carte d’Intenti” di chi si candida a governare.

  6. Eppure, anche in Italia – come in Grecia – a fronte degli innumerevoli tagli alla spesa pubblica, civile e sociale, l’unico settore di spesa immune alle forbici continua ad essere quello, incivile e asociale, delle spese militari. Senza che nessun governo si impegni seriamente a ridurle per destinare le cifre risparmiate alla difesa della Patria dalle vere minacce in atto: disoccupazione, povertà, mafie, degrado ambientale…Anzi, lo stesso Ministero della Difesa – in un palese quanto taciuto conflitto d’interessi – è attualmente nelle mani di un Ammiraglio della Marina Militare che difende, costi quel che costi, la scellerata decisione dell’acquisto dei caccia F-35.

  7. I cacciabombardieri d’attacco JSF (Joint Strike Fighter) F-35, invisibili ai radar e capaci di trasportare testate nucleari, sono il più grande progetto di riarmo offensivo della nostra storia. Il cui costo reale – maldestramente tenuto nascosto dai militari anche al Parlamento italiano – pur con la riduzione da 131 a 90 esemplari si aggira intorno ai 15 miliardi di euro, che si aggiungono agli annuali 23 miliardi di euro per le spese militari “ordinarie”. Con l’equivalente di uno solo di questi mostri si potrebbero mettere in sicurezza 500 scuole, o con l’equivalente del costo di sette ali si potrebbero ricostruire gli ospedali di Mirandola, Carpi e Finale Emilia colpiti dal terremoto… L’ottusa ostinazione all’acquisto da parte del Governo, sordo a tutti gli appelli del popolo della pace, è dunque immorale, antieconomica e anticostituzionale.

  8. Anticostituzionale, a meno che l’articolo 11 della nostra Costituzione - “Principio fondamentale” che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle conroversie internazionali” – non sia stato vittima di una tacita riscrittura golpista che lo ha trasformato, più o meno, così: “L’Italia prepara la guerra come strumento di offesa all’integrità degli altri Stati e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, a questo scopo, alle limitazioni del bilancio dello Stato in tutti i settori della spesa pubblica, tranne quello della spesa militare che può, al contrario, dotarsi dei più distruttivi sistemi d’armi disponibili sul mercato”. Riscrittura inquietante? Certo, ma aderente alla realtà.

  9. Come se non bastasse questo dispendio di risorse pubbliche per la guerra, l’Italia è anche campione della produzione e del commercio delle armi – tra i primi dieci paesi al mondo – attraverso la multinazionale Finmeccanica, controllata al Governo italiano che ne è l’azionista di maggioranza. Ciò significa che mentre il nostro Paese si riarma pesantemente, e mentre da vent’anni è impegnato continuativamente in guerre in in giro per i mondo – nel pieno ripudio della Costituzione formale (ma in ossequo a quella tacitamente riscritta) – le armi italiane pesanti e leggere, sparano e uccidono, ogni giorno, in tutte le guerre del Pianeta, in nome e per conto del popolo italiano.

  10. Troppe volte nella storia dell’umanità abbiamo visto le crisi economiche internazionali sfociare in guerre regionali o mondiali. L’attuale fase di riarmo non prelude a niente di buono. La fame, la siccità, la desertificazione che avanzano in molte aree del Pianeta preparano gravi scenari di crisi. L’unica risposta possibile è quella indicata dal presidente Pertini: “svuotare gli arsenali strumenti di morte e colmare i granai strumenti di vita”. Cioè il rovesciamento della vecchia massima “se vuoi la pace prepara la guerra” in quella nuova e nonviolenta, proposta da Aldo Capitini, “se vuoi la pace prepra la pace”.


Appendice.


Il Movimento Nonviolento – sezione italiana della War Resister’s International – continua la Campagna per il Disarmo: mettiti in contatto con noi, cercaci sul web, su facebook, abbonati ad “Azione nonviolenta”, la rivista fondata da Aldo Capitini e porta l’impegno per il disarmo sul tuo territorio, nella tua scuola, nella tua associazione, nel tuo partito, nel sindacato, all’università.
Dovunque c’è qualcosa da fare. A ciascuno di fare qualcosa.


Movimento Nonviolento
www.nonviolenti.org


 


Settimana per il Disarmo

martedì 23 ottobre 2012

Se non capisco non pago


Il Centro Nuovo Modello di Svilppo si fa promotore di una intertessante iniziativa denominata “Campagna di sensibilizzazione per una gestione sovrana del debito“:


Si narra che per colpa del debito pubblico ciascuno di noi, neonati compresi, porti un debito di 33.000 euro. Non si sa a che titolo, né verso chi. Ma tutti ci dicono che dobbiamo pagare. Anche a costo di perdere scuola, pensioni e sanità.


 


Sarà!… Ma a noi non pare accettabile pagare alla cieca. Prima dobbiamo capire a chi e perché.

Solo dopo possiamo decidere se e quanto pagare, perché non è detto che tutto ci torni.


 


Obiettivo della campagna: fare chiarezza per mettere tutti in condizione di capire il problema e dire la propria sulle vie per uscirne. Si può scaricare (anzi si è invitati a diffondere) un Kit informativo sul debito all’interno del quale sono riportati suggerimenti per l’uso.


Disponibile un archivio documenti piuttosto nutrito e collegamenti ad una ampia gamma di campagne. Assolutamente da leggere l’Appello per il congelamento del debito e possibilmente firmarlo se condiviso.


 


Se non capisco non pago